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Stagione 2021/22 | Ottobre-dicembre

Senza cultura e la relativa libertà che ne deriva, la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla.
Ecco perché ogni autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro.
Albert Camus

 

«E adesso?».
«Adesso dovrebbe cominciare una storia nuova».
«E questa?».
«Questa è finita».
«Finita finita?».
«Finita finita».
«La scriverà qualcuno?».
«Non so, penso di no. L’importante era provarne un sentimento».
Daniele Del Giudice

 

 

Come ogni anno, con l’approssimarsi dell’autunno, eccoci pronti per la ripartenza. Come ogni anno sì, ma quest’anno con qualcosa di speciale. Dopo i lunghi mesi di confinamento della scorsa stagione e dopo le “escursioni” all’aperto dell’estate, oggi, complici gli ausili messi a punto dalla scienza, possiamo finalmente ripartire con la speranza e la volontà di lasciarci alle spalle la fase più critica dell’emergenza e di ricominciare a costruire il futuro. Tra i tanti verbi cui si potrebbe fare ricorso per nominare questo nuovo inizio, ripartire – appunto – è quello che più ci piace. Ripartire: perché nella sua ambiguità ha in sé l’idea di rimettersi in marcia, ma al tempo stesso ci parla della necessità di “con-dividere”, di “distribuire tra…”. È un verbo, insomma, che evoca il dinamismo di un presente che torna ad aprirsi al domani, ma che ci parla anche della comunità: vero cuore pulsante di ogni pratica teatrale realmente degna di questo nome. E se la comunità – con le sue aspirazioni, le sue debolezze, le sue paure, i suoi desideri e i suoi conflitti – è sempre al centro del gran gioco del teatro, tanto più lo è per noi in questa stagione – la stagione dedicata al ricordo di Giorgio Strehler, nella ricorrenza del centenario della sua nascita, ma anche la stagione in cui il Piccolo Teatro di Milano festeggerà i suoi settantacinque anni.

100 anni dalla nascita di Strehler, 75 anni dalla fondazione del Piccolo Teatro di Milano…
Nel tentativo di riscoprire tra le pieghe della nostra storia le mappe per navigare il futuro, è proprio dal giovanile e in certa misura rivoluzionario monito di Strehler e Grassi ad essere comunità (principio primo di ogni idea di teatro pubblico) che abbiamo scelto di ripartire, perché a distanza di decenni da quel 14 maggio 1947, con la sua folgorante prima rappresentazione dell’Albergo dei poveri, il Piccolo Teatro di Milano potesse ancora oggi essere «un teatro d’arte per tutti» – un luogo, cioè, che, sempre pronto a registrare le trasformazioni dei tempi, sempre attento a prendere posizione a petto della mutevole complessità del reale (fedele alla sua intima essenza “politica”), non rinunciasse, paradossalmente, né all’altezza selettiva dell’arte, né al desiderio di accogliere in sé tutti – anzi tutte e tutti, in ogni forma, natura, declinazione, colore e credo ciascuna esistenza possa manifestarsi, giorno dopo giorno. È tenendoci saldi a questa nostra tradizione inclusiva ed esigente insieme, senza rinunciare alla giovinezza del suo sguardo, che potremo liberamente e senza timori incontrare, scoprire e capire il “nuovo” che ci aspetta. Non si può dare, infatti, cambiamento o rivoluzione senza storia.

Desiderosi come sempre di esserci – e di esserci in sicurezza e al passo con i tempi –, quello che presentiamo ora è il primo tratto della stagione ’21-’22 – quello che va da ottobre a dicembre. Nel prossimo mese di novembre, presenteremo invece la seconda parte del suo corso, alla cui orchestrazione stiamo già attendendo, compresa tra gennaio e giugno. Ci è sembrato questo il modo più appropriato per aderire, con una certa tempestività, nella calendarizzazione degli appuntamenti, ai possibili mutamenti che potrebbero darsi nelle prossime settimane circa le strategie di contenimento della pandemia, nella speranza che presto si possa ritornare ad un regime ordinario di fruizione degli spettacoli, libero da costrizioni. La salute del pubblico e dei lavoratori è la nostra prima preoccupazione.
Nel definire la programmazione di questi primi mesi della nuova stagione siamo naturalmente partiti dalla richiesta di tenere fede agli impegni già assunti – richiesta che corrisponde in pieno, per altro, alla serietà della nostra Istituzione – cercando, al possibile, di proporre tutti quegli spettacoli, già previsti per i mesi scorsi, che l’epidemia da Sars-Cov-2 ci ha impedito di presentare. Un’occasione preziosa, e ci auguriamo appassionante, per fare il punto su dove eravamo e dove siamo, preparandoci ad un tempo a nuove avventure intorno a precisi fronti di lavoro. E quali siano i cantieri più attivi dei mesi a venire abbiamo voluto chiarirlo fin dagli esordi del programma che va a cominciare.

Venerdì primo ottobre, con Il mio mestiere è raccontare storie, la stagione ’21-’22 è introdotta, né poteva essere altrimenti, con una serata di omaggio a Strehler: un caleidoscopico mosaico di letture, musiche e testimonianze, per tentare di fissare, sotto diverse angolature, il profilo inimitabile di uno dei più significativi Maestri della scena del secolo scorso, ed insieme il “prologo” (in teatro) del “Progetto Strehler100”, il composito montaggio di iniziative volte ad interrogare l’eredità del grande regista che ci accompagnerà fino al 14 agosto 2022. A riprova dell’interesse che il Piccolo Teatro di Milano nutre e coltiva per la nuova drammaturgia, la stagione vera e propria comincerà poi la sera successiva al Teatro Studio Melato con la prima di Edificio 3, la creazione di Claudio Tolcachir – una delle figure di punta del teatro argentino, ma non solo – provata lo scorso novembre alle soglie del secondo lockdown e finalmente consegnata all’abbraccio del pubblico. Un’impalpabile trama, poetica, misteriosa e divertente, di desideri, ferite e sogni per raccontare in sguincio la complessa geografia interiore dei rapporti umani, così come un esempio efficace, nella sua vertiginosa condensazione di spazi e tempi, delle nuove possibilità della scrittura per la scena contemporanea, al centro anche dei successivi sviluppi della stagione. In assoluta continuità con il “Progetto Strehler 100”, il 12 ottobre riapre quindi le porte il Teatro Grassi con l’intramontabile Servitore di due padroni: il più longevo spettacolo del teatro italiano, così come la mirabile sintesi del divenire della poetica strehleriana e del rapporto del regista con il gioco inesauribile e prodigioso dell’attore; una straripante festa di teatro, sulle fragilità e le miserie della vita, a ricordarci che sulle nostre scene la vigile attenzione per il nuovo non recide mai i legami vitali e vivificanti con il repertorio. In ultimo, il 14 ottobre, il sipario del Teatro Strehler si alza su Everywoman, l’ultima creazione firmata dal regista Milo Rau per la Schaubühne di Berlino. Sulle tracce dell’Ognuno di Hofmannsthal, uno degli artisti più interessanti della scena internazionale interroga al femminile il mistero della vita e della morte, mai come oggi al centro delle nostre esistenze. Dopo il successo de La Reprise – Histoire(s) du thèâtre (1), il ritorno di Milo Rau sulle scene del Piccolo in apertura di stagione, in coppia con una straordinaria interprete come Ursina Lardi, ci ricorda che, in assoluta continuità con l’incrollabile fede europeista di Strehler, il nostro teatro non è solo la scena della nostra città, ma vuole essere anche uno dei crocevia dell’Europa teatrale.

Il magistero di Strehler, la nuova drammaturgia, il repertorio, il grande teatro internazionale: ecco i tenaci fili rossi della stagione che verrà, nel suo primo tempo, non diversamente da quanto accadrà anche nella seconda parte del suo corso, in un fantasmagorico e icastico montaggio di situazioni, figure, temi per osservare e tentare di capire il mondo che ci circonda nelle sue infinite sfaccettature. Oggi lo scavo del quotidiano o la riflessione sulle implicazioni etiche degli sviluppi della scienza e della tecnica, domani l’esame di coscienza collettivo intorno alle luci e alle ombre della storia più o meno recente del nostro Paese o l’inquieto e militante interrogarsi sul futuro del pianeta. Sempre con il piacere dell’arte. Sempre con l’intento di servire la comunità.
Il teatro, si diceva, si fa insieme. Siamo pronti a “ripartire”, dunque, convinti che oggi il nostro presente, per affrontare consapevolmente le sfide che lo aspettano, abbia un disperato bisogno di comunità, ossia uno struggente e lancinante bisogno dello sguardo del teatro.

Claudio Longhi

 

Gli spettacoli da ottobre a dicembre 2021

Teatro Studio Melato, 2 ottobre-7 novembre
Edificio 3. Storia di un intento assurdo

Teatro Grassi, 12-31 ottobre
Arlecchino servitore di due padroni

Teatro Strehler, 14-16 ottobre
Everywoman

Teatro Strehler, 19-31 ottobre
La notte dell’innominato

Teatro Grassi 3-7 novembre
Tavola tavola, chiodo chiodo...

Teatro Strehler 3-14 novembre
Piazza degli Eroi

Teatro Grassi, 9-14 novembre
La tragedia è finita, Platonov

Teatro Studio Melato, 9-14 novembre
Storie

Teatro Strehler 16 novembre-5 dicembre
SANI! Teatro fra parentesi: le mie storie per questo tempo

Teatro Grassi, 25 novembre-12 dicembre
Big Data B&B

Teatro Studio Melato, 27 novembre-23 dicembre
Doppio sogno

Teatro Strehler, 29 novembre
Naufraghi senza volto

Teatro Strehler, 14-22 dicembre
Lo schiaccianoci

Teatro Grassi, 14-23 dicembre
Arsenico e vecchi merletti

Teatro Grassi, 28 dicembre-9 gennaio
Pinocchio

 

Collaborazioni

Teatro Studio Melato, 14-15 settembre 
A mitaa strada de quell gran viacc… Dante e Carlo Porta tra musiche e versi

Teatro Grassi, 21 settembre
NEXT - Sogno americano. Chapter1#ray

Teatro Grassi, 23 settembre
NEXT - Non un’opera buona

Teatro Studio Melato, 22 novembre 
30° Festival Milano Musica – D'un comune sentire



 

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via Rovello 2 – M1 Cordusio 

Chiostro Nina Vinchi

Via Rovello, 2 – M1 Cordusio 

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