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Un doppio sguardo sull’Europa

La visione europeista di Strehler e del contesto economico in cui nascono e si sviluppano i progetti culturali

Per tradizione il Grand Tour iniziava e terminava nella medesima città: un ritorno all’origine a verificare, in primo luogo con se stessi, cosa si era appreso nel corso del viaggio, cosa era cambiato nel proprio sguardo. Prima e ultima tappa di uno straordinario percorso teatrale, Milano e il Piccolo rappresentano le fondamenta e il vertice dell’istituto teatrale di Giorgio Strehler. Ed è sempre da qui che prende piede la consapevolezza che un manifesto di democrazia come quello voluto insieme a Paolo Grassi alla nascita del teatro di via Rovello – reso esplicito dal motto “Teatro d’Arte per Tutti” – comporta una necessità impellente: aprire, insieme alla platea, anche il proprio sguardo. Un allargamento di prospettiva che è, come nel Grand Tour, un ampliamento spaziale della propria ricerca estetica: un valicare i confini nazionali a creare legami nuovi, intercettare sensibilità diverse e iniziare a impastare quell’humus culturale da cui far risorgere, nel dopoguerra, una nuova civiltà culturale e teatrale europea. Ed è proprio in nome di quel progetto e della vocazione europeista di Strehler che il Piccolo insieme a Gallerie d’Italia dedica un doppio appuntamento al legame tra Teatro e Europa. Due incontri in cui le voci dei protagonisti della scena teatrale contemporanea si intrecciano con quelle di scrittrici e autori di fama internazionale in un dialogo aperto. A restituire un piccolo ma significativo affresco delle policromie culturali che hanno caratterizzato e continuano a caratterizzare l’Europa.
 
Lunedì 31 gennaio, ore 18
Palcoscenico Europa
Un dialogo tra Hortense Archambault e Fernando Savater
moderato da Rosaria Ruffini
letture di Elena Rivoltini

Secondo l’articolo 167 del trattato di Lisbona, «L’Unione contribuisce al pieno sviluppo delle culture degli Stati membri nel rispetto delle loro diversità nazionali e regionali, evidenziando nel contempo il retaggio culturale comune». Quella tra un’ “Europa della cultura” e “le culture d’Europa” è una dialettica apparentemente virtuosa, finalizzata a un rafforzamento e a una conservazione di una biodiversità identitaria, culturale e linguistica che tuttavia, nel suo movimento oscillatorio, può produrre una qualche difficoltà prospettica. È infatti possibile, di fronte al “palcoscenico Europa”, mettere a fuoco uno sguardo che, attraverso arte, teatro e letteratura, riesca a dirsi condiviso e allo stesso tempo plurale? Quali sono oggi le politiche e i modelli culturali che meglio rappresentano e possono diffondere i valori del progetto europeo? E infine: i confini d’Europa possono davvero coincidere con quelli del nostro sguardo?

 

Lunedì 21 febbraio, ore 18
Grand Tour "Giorgio Strehler"
Un dialogo tra Helena Janeczek e Georges Banu
moderato da Rosaria Ruffini
letture di Massimo Popolizio

A raccontare la matrice “europolita” di Giorgio Strehler basterebbe quel nome, segno inequivocabile di un crocicchio di identità e di culture, di una contaminazione che, fin dalle origini, ha giocato un ruolo fondamentale nel suo sguardo sul mondo. Lo descrive, però, ancor meglio la sua opera: l’apertura e la frequentazione con gli autori e la drammaturgia straniera nel dopoguerra (a cominciare da Brecht) e, naturalmente, la creazione de l’Union des Théatre de l’Europe, rete fortemente voluta da Strehler ad intensificare lo scambio e la mobilità tra sistemi culturali diversi eppure affini. Cos’è rimasto di quell’esperienza? E come appare oggi quel panorama culturale europeo, sognato e promosso dal fondatore del Piccolo Teatro di Milano?

 

I relatori

Hortense Archambault è direttrice de la Maison de la Culture (MC93) a Bobigny, nel dipartimento di Seine-Saint-Denis. Ha lavorato con Augusto-Boal ed è stata direttrice di produzione dell'Etablissement public du Parc e de la Grande Halle de la Villette a Parigi, prima di essere nominata co-direttrice del Festival di Avignone insieme a Vincent Baudriller dal 2004 al 2013, contribuendo ad istituire le residenze per artisti associati al festival come (tra gli altri) Thomas Ostermeier, Jan Fabre, Romeo Castellucci, Wajdi Mouawad, Christoph Marthaler. Il suo progetto teatrale a Bobigny, realtà complessa alle porte di Parigi, si caratterizza per una programmazione dalla forte vocazione internazionale e per una spiccata politica di inclusione e aggregazione sociale.

Fernando Savater è uno dei maggiori intellettuali spagnoli. Filosofo, saggista, narratore e drammaturgo, è stato cattedratico di Filosofia per oltre trent’anni nei Paesi Baschi e a Madrid. La sua riflessione filosofica è stata sempre accompagnata da una particolare attenzione alle questioni politiche e caratterizzata da una forte impronta morale e psicologica, attenta ai valori della società postindustriale. Attraverso le sue opere (una su tutte: Etica per un figlio), Savater si è fatto portavoce di una nuova idea di etica, più vicina alla volontà e ai desideri dell’uomo, che si contrappone violentemente all’etica del fare, considerata imperante nella società contemporanea.

Helena Janeczek, nata a Monaco di Baviera in una famiglia ebreo-polacca, vive in Italia da oltre trent’anni. Dopo aver esordito con un libro di poesie in lingua tedesca (Ins Freie), ha scelto l’italiano come lingua letteraria per opere di narrativa che spesso indagano il rapporto con la memoria storica del secolo passato. È autrice di Lezioni di tenebra, Premio Bagutta opera prima, Le rondini di Montecassino, finalista al Premio Comisso e vincitore del Premio Napoli, del Premio Sandro Onofri e del Premio Pisa e La ragazza con la Leica, Premio Strega 2018, Premio Bagutta, Selezione Premio Campiello.

Georges Banu è uno dei più importanti critici ed esperti di teatro europei. Di origini romene e francese d’adozione, è professore emerito di studi teatrali alla Sorbonne Nouvelle di Parigi e saggista di fama internazionale. Il suo lavoro critico è dedicato alla regia moderna e a personalità come Giorgio Strehler, Peter Brook, Jerzy Grotowski e Ariane Mnouchkine. Presidente onorario dell'Associazione Internazionale dei Critici di Teatro, è direttore generale della collana “Le Temps du Théâtre” pubblicata da Actes Sud. Nel 2014, l'Accademia di Francia gli ha conferito il Grand Prix de la Francophonie, mentre il Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale polacco lo ha insignito della Medaglia Gloria Artis.

Rosaria Ruffini è studiosa di teatro e di pratiche performative. Attualmente è Marie Skłodowska-Curie fellow presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’Université Ibn Zohr di Agadir in Marocco. Ha insegnato discipline teatrali e performative in diverse prestigiose università europee e istituzioni internazionali. I suoi principali interessi di ricerca vertono sui rapporti tra la scena europea contemporanea e le pratiche performative extraeuropee, in particolare africane, attraverso una prospettiva interdisciplinare che combina Performance Studies e Migration Studies.


Immagine: Archivio Piccolo Teatro