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Milano in Piccolo: percorsi nella storia di una città

La cultura, l’urbanistica, la politica, la classe dirigente e i nuovi rapporti sociali: Milano, all’indomani della Liberazione, è come un tram in corsa che attraversa il boom e la recessione, le repentine metamorfosi economico-sociali, le scommesse culturali e la ricerca di una nuova identità internazionale con affaccio sull’Europa. Nella cornice della Sala Buzzati (Via Balzan 3, Milano) e nell'ambito del ciclo “Strehler” città aperta, Fondazione Corriere della Sera e il Piccolo in collaborazione con Fondazione AEM presentano un ciclo di quattro incontri-lezione dedicati alla Milano di Strehler, quattro fermate cittadine a scandagliare la “capitale morale” e la sua peculiarissima capacità di non tirarsi mai indietro di fronte alle sfide che i momenti di profondo cambiamento storico del secondo Novecento le hanno lanciato.
Gli eventi sono ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria, cliccando qui
 
Venerdì 18 marzo, ore 18.30
Prima fermata: Cultura
Lezione di Alberto Rollo
Letture di Lucia Marinsalta

Milano fu crogiolo di innovazioni culturali, luogo di nascita di avanguardie artistiche, centro di divulgazione e di sperimentazione, città dove si incrociarono fermenti e ispirazioni differenti. La Liberazione non fu solo liberazione dalla dittatura politica del regime fascista, fu anche liberazione di idee, apertura e possibilità di realizzare progetti fino ad allora rimasti compressi. Questo aspetto fu particolarmente vivace nel capoluogo lombardo, dove nacquero decine tra istituzioni, luoghi di discussione e centri di dibattito, alcuni destinati a breve vita, altri, come la Casa della Cultura, capaci di continuare a essere nel corso dei decenni un punto di riferimento per la città, altri ancora, come il Piccolo, in grado di affermarsi non solo a livello nazionale, ma anche internazionale. Comune a tutte queste esperienze fu la volontà di coinvolgere i cittadini, di offrire momenti di partecipazione e luoghi di libertà. Si intendono ripercorrere queste esperienze, le diverse, complesse e talvolta contraddittorie vicende che ne segnarono la nascita e gli sviluppi nei decenni successivi la Liberazione.
 
Alberto Rollo, saggista e critico letterario, tra i protagonisti della scena editoriale milanese, è stato direttore editoriale della Baldini&Castoldi e, per oltre vent’anni, direttore letterario per la casa editrice Feltrinelli. Attualmente collabora alle collane letterarie di Mondadori. Ha scritto Un’educazione milanese (Manni Editori, 2016), Cinquina Premio Strega 2017. 
 

 

Martedì 29 marzo, ore 18
Seconda fermata: Milano tra politica e società civile 
Lezione di Emanuela Scarpellini
Letture di Daniele Gaggianesi

Milano è stata da sempre animata dalle grandi tradizioni della cultura politica, quelle stesse tradizioni (la liberale, la cattolico-democratica e la socialista e comunista) che, proprio perché avevano solide e profonde radici nella storia culturale europea, erano state fondamento e garanzia della carta costituzionale. Il legame tra queste tradizioni culturali e la vita politica e civile ha sempre trovato a Milano un proficuo terreno di incontro e di evoluzione sia pure all’interno di una storica ritrosia ad impegnarsi in prima persona nell’alta politica; una ritrosia a cui ha molto spesso fatto da contraltare il suo essere un laboratorio di fermenti e sperimentazioni politiche destinate a influenzare la dimensione nazionale. Basti pensare al centro sinistra, nato nel 1960 a Milano in anticipo con la vicenda nazionale, o alla stagione craxiana, a mani pulite o al fenomeno della Lega. Anche da un punto di vista politico, dunque, Milano ha così assunto una centralità per la capacità di produrre novità che, una volta affermatesi, hanno camminato sulle proprie gambe, modificando l’assetto politico nazionale.

Emanuela Scarpellini, ordinario di Storia contemporanea Università degli Studi di Milano, ha condotto ricerche sulla storia culturale, politica ed economica del Novecento, con particolare attenzione ai temi della modernizzazione dell’Italia e dell’Europa nel secondo Novecento, alla nascita della società dei consumi, il modello americano, il ruolo degli imprenditori, i cambiamenti, nel mondo del commercio, le nuove “culture del consumo”. Tra i suoi libri Storia degli imprenditori italiani (Einaudi 2003), L’Italia dei consumi. Dalla Belle Époque al nuovo millennio (Laterza, 2008, pubblicato in inglese da Oxford University Press).

 

 
Martedì 12 aprile, ore 18
Terza fermata: Le trasformazioni sociali. Da città borghese e operaia a metropoli globale
Lezione di Alberto Martinelli
Letture di Daniele Gaggianesi

Nel giro di alcuni decenni Milano ha conosciuto un profondo rivolgimento economico e sociale: una città che negli anni ’50 si era imposta come una delle principali città industriali, oggi è il centro principale (e forse unico) in Italia dei flussi globali (finanza, moda, design, media, università, istituzioni sanitarie, centri di ricerca, fiere internazionali). Secondo gli studi sui world city network, che analizzano le città globali in quanto 'nodi della rete' e stabiliscono tra di esse una gerarchia in base alla loro capacità di connettersi con le altre mediante lo scambio di informazioni, persone, beni e servizi immateriali, Milano occupa l'ottavo posto nel mondo. Tra la fine degli anni 70 e gli anni 90 del secolo scorso non è cambiata solo la struttura economica e produttiva, si è modificata profondamente anche la composizione sociale delle classi e dei ceti e le loro relazioni. Sono cambiate le due classi protagoniste degli anni del miracolo economico: una  borghesia caratterizzata da grande vitalità imprenditoriale e tratti culturali e valori etici distintivi (spirito innovativo, pragmatismo, misura e moderazione, dedizione al lavoro, attenzione per la cultura, ma anche conservatorismo etico-religioso con atteggiamenti patriarcali e autoritari(vedi contestazione alla prima del film di Fellini La dolce vita), cui faceva da contraltare una classe operaia con tratti culturali e valori etici in parte comuni (nell’etica del lavoro e nell’autoritarismo dei rapporti familiari) e in parte diversi e antagonistici (nella sfera politica e sindacale). Questa realtà si è radicalmente trasformata nell’arco di alcuni decenni. Che cosa è rimasto di quella realtà? Quali strutture, processi, attori l’hanno sostituita nel nuovo contesto della globalizzazione? In particolare, che cosa hanno significato per Milano il ridimensionamento del ruolo delle grandi famiglie borghesi e la loro sostituzione con una realtà più frammentata, più eterogenea e meno compatta e la parallela scomparsa della classe operaia tradizionale? Quali nuovi cittadini, indigeni e immigrati, lavoratori, e consumatori, vecchi e giovani, ne hanno preso il posto? Quali nuovi valori sociali sono andati a sostituire quelli che, pur tra contraddizioni e conflitti, avevano garantito forme di solidarietà e di coesione sociale? Esiste una specifica identità milanese che consenta a questa città di rispondere efficacemente alle sfide del XXI secolo?

Alberto Martinelli, Presidente Fondazione AEM e Professore Emerito di Scienza politica e Sociologia all'Università degli studi di Milano, dove è stato Preside della Facoltà di Scienze politiche dal 1987 al 1999, ha ricoperto incarichi direttivi in diverse istituzioni di ricerca italiane e internazionali (oltre a incarichi di insegnamento a Berkeley, Stanford, New York University e altre ancora, è Presidente dell’International Social Sciences Council, Past President dell’International Sociological Association e altri ancora). Tra le sue opere si ricordano: European Society (con A.Cavalli, Brill, 2020); La modernizzazione (Laterza 1998, nuova ediz. 2010); Transatlantic Divide (Oxford University Press, 2008); La società italiana (Laterza 2002); Economia e società (Comunità, 1996).



Venerdì 29 aprile, ore 18
Quarta fermata: Da città a metropoli. La dimensione urbana e architettonica 
Lezione di Stefano Boeri

Tra il 1931 e il 1971 la popolazione milanese cresce a una media del 15% ogni decennio, con una punta del 25% negli anni Cinquanta. Sono gli anni del grande e spesso disordinato sviluppo edilizio di una città nel cui spazio urbano convivono funzioni e realtà insediative diverse. La decrescita demografica che segna i decenni successivi coincide con grandi rivolgimenti urbani: le grandi riconversioni (dalla Bicocca alle più recenti riqualificazioni) non hanno solo modificato lo skyline della città, ma anche avviato processi capaci di cambiare radicalmente e irreversibilmente il volto di Milano, trasformandola in una grande metropoli.

Stefano Boeri è Professore Ordinario di Urbanistica al Politecnico di Milano e visiting professor in numerose università internazionali. È Presidente della Fondazione La Triennale di Milano e Presidente del Comitato Scientifico di Forestami, il progetto volto a piantare 3 milioni di alberi nell’area metropolitana di Milano entro il 2030. Tra le altre cariche, dirige il Future City Lab della Tongji University di Shanghai. Tra le sue pubblicazioni: Milano, Cronache dell’abitare (Mondadori, 2007); Biomilano (Mantova 2011); Fare di più con meno (Il Saggiatore, 2013); Urbania (Laterza, 2021).