Il ritorno al Piccolo di Milo Rau con un nuovo spettacolo, nato da una ricerca condotta insieme all’attrice Ursina Lardi e destinato a suscitare profondi interrogativi nello spettatore: cosa resta, che cosa ha davvero valore, al termine delle nostre vite?
Teatro Strehler - Scatola Magica
Claudio Longhi incontra il regista Milo Rau (in video collegamento) e l'attrice Ursina Lardi in occasione del debutto, al Piccolo di Everywoman: il terzo spettacolo che Milo Rau realizza con Ursina Lardi. «Andare insieme verso l'ignoto con la fiducia che qualcosa emergerà» così il regista e autore descrive la loro collaborazione. «Non ci interessa la sicurezza del risultato – prosegue Ursina Lardi – vogliamo scoprire fino a dove possiamo spingerci, ammettendo anche i nostri limiti e accettando la nostra impotenza, disponibili, se necessario, a scartare tutto e ricominciare dall’inizio».
In uno dei dieci punti del suo Genter Manifest – il manifesto di poetica e pratica teatrale che ha messo a punto – Milo Rau sottolinea come sia indispensabile che insieme agli attori “professionisti”, sul palco, ci sia almeno un “non professionista”: l’incontro tra la sacralità dell’attività attoriale e l’universo profano della realtà restituisce verità alla drammaturgia. Il testo dei suoi spettacoli nasce sempre da conversazioni reali, dalla vita. Nel caso di Everywoman, la vita è quella di Helga Bedau. Commenta Milo Rau «Sono felice di aver avuto modo e di essermi concesso il tempo per intraprendere questo lungo percorso di ricerca, senza pregiudizi o verità assolute e predefinite da perseguire, ma avendo come unica compagna di viaggio la mia ignoranza. Per me Everywoman è una redenzione. Sono una persona laica. Non credo nella metafisica, bensì nella solidarietà e nell'umanità. Sono interessato a capire cosa possiamo fare insieme, come comunità, durante la vita, per dare un senso alla morte o, quantomeno, perché essa possa diventare accettabile». Prosegue Ursina Lardi: «Rispetto alla morte abbiamo diverse posizioni, che emergono chiaramente ma che nello spettacolo cerchiamo di combinare. Più ci si avvicina alla morte, più si avverte la necessità di una consolazione e la mancanza di fede si fa dolorosa. Quando la vita costringe a confrontarsi con la possibilità della morte, si acquisisce consapevolezza della mortalità. Con questo spettacolo Milo Rau si avventura in uno spazio inesplorato e vuoto: siamo tutti coscienti della nostra mortalità ma, individualmente e collettivamente, rimuoviamo tale consapevolezza».
Traduce Giacomo Bisordi
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria su piccoloteatro.org
Claudio Longhi incontra il regista Milo Rau (in video collegamento) e l'attrice Ursina Lardi in occasione del debutto, al Piccolo di Everywoman: il terzo spettacolo che Milo Rau realizza con Ursina Lardi. «Andare insieme verso l'ignoto con la fiducia che qualcosa emergerà» così il regista e autore descrive la loro collaborazione. «Non ci interessa la sicurezza del risultato – prosegue Ursina Lardi – vogliamo scoprire fino a dove possiamo spingerci, ammettendo anche i nostri limiti e accettando la nostra impotenza, disponibili, se necessario, a scartare tutto e ricominciare dall’inizio».
In uno dei dieci punti del suo Genter Manifest – il manifesto di poetica e pratica teatrale che ha messo a punto – Milo Rau sottolinea come sia indispensabile che insieme agli attori “professionisti”, sul palco, ci sia almeno un “non professionista”: l’incontro tra la sacralità dell’attività attoriale e l’universo profano della realtà restituisce verità alla drammaturgia. Il testo dei suoi spettacoli nasce sempre da conversazioni reali, dalla vita. Nel caso di Everywoman, la vita è quella di Helga Bedau. Commenta Milo Rau «Sono felice di aver avuto modo e di essermi concesso il tempo per intraprendere questo lungo percorso di ricerca, senza pregiudizi o verità assolute e predefinite da perseguire, ma avendo come unica compagna di viaggio la mia ignoranza. Per me Everywoman è una redenzione. Sono una persona laica. Non credo nella metafisica, bensì nella solidarietà e nell'umanità. Sono interessato a capire cosa possiamo fare insieme, come comunità, durante la vita, per dare un senso alla morte o, quantomeno, perché essa possa diventare accettabile». Prosegue Ursina Lardi: «Rispetto alla morte abbiamo diverse posizioni, che emergono chiaramente ma che nello spettacolo cerchiamo di combinare. Più ci si avvicina alla morte, più si avverte la necessità di una consolazione e la mancanza di fede si fa dolorosa. Quando la vita costringe a confrontarsi con la possibilità della morte, si acquisisce consapevolezza della mortalità. Con questo spettacolo Milo Rau si avventura in uno spazio inesplorato e vuoto: siamo tutti coscienti della nostra mortalità ma, individualmente e collettivamente, rimuoviamo tale consapevolezza».
Traduce Giacomo Bisordi
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria su piccoloteatro.org