A conclusione del Piccolo Day, una serata che, a partire dal Re Lear messo in scena da Giorgio Strehler nel 1972, intreccia letture, immagini e dialoghi. Con Gabriele Lavia e Federica Di Martino, in conversazione con il critico teatrale Maurizio Porro. A cura di Davide Gasparro.
Teatro Grassi
Nel 1972 Giorgio Strehler torna al Piccolo e sceglie di farlo affrontando ciò che fino a quel momento aveva ritenuto “irrappresentabile”: il Re Lear di William Shakespeare.
Una tragedia estrema, spogliata, un testo che non ammette compromessi. Non un titolo sicuro ma una sfida. Un testo che impone al teatro di esporsi fino in fondo. Strehler, scegliendo Lear, non compie un gesto isolato: compie un atto di grande rilancio.
Quella scelta, che può sembrare isolata, è in realtà una cifra profonda del Piccolo. Un teatro nato nel 1947 con una visione nitida e civile, e che per 78 anni ha scelto, ogni volta, di interrogarsi invece che replicarsi, mettendosi sempre alla prova.
Il Piccolo compie 78 anni, e li celebra non con una ricorrenza, ma con un atto di memoria attiva: tornando a interrogarsi su quel Lear, e su ciò che ha significato – allora e oggi.
Lo fa con Gabriele Lavia, tra i protagonisti dello spettacolo di Strehler, in una serata che intreccia letture, immagini e dialoghi. Insieme a lui, sullo storico palco del Teatro Grassi, Federica Di Martino e il critico teatrale Maurizio Porro.
A ricordarci che Lear non è solo un capolavoro, ma un gesto che ci riguarda ancora, e ci racconta la sfida di chi crede che il teatro non sia un monumento, ma una scelta continua.
Nel 1972 Giorgio Strehler torna al Piccolo e sceglie di farlo affrontando ciò che fino a quel momento aveva ritenuto “irrappresentabile”: il Re Lear di William Shakespeare.
Una tragedia estrema, spogliata, un testo che non ammette compromessi. Non un titolo sicuro ma una sfida. Un testo che impone al teatro di esporsi fino in fondo. Strehler, scegliendo Lear, non compie un gesto isolato: compie un atto di grande rilancio.
Quella scelta, che può sembrare isolata, è in realtà una cifra profonda del Piccolo. Un teatro nato nel 1947 con una visione nitida e civile, e che per 78 anni ha scelto, ogni volta, di interrogarsi invece che replicarsi, mettendosi sempre alla prova.
Il Piccolo compie 78 anni, e li celebra non con una ricorrenza, ma con un atto di memoria attiva: tornando a interrogarsi su quel Lear, e su ciò che ha significato – allora e oggi.
Lo fa con Gabriele Lavia, tra i protagonisti dello spettacolo di Strehler, in una serata che intreccia letture, immagini e dialoghi. Insieme a lui, sullo storico palco del Teatro Grassi, Federica Di Martino e il critico teatrale Maurizio Porro.
A ricordarci che Lear non è solo un capolavoro, ma un gesto che ci riguarda ancora, e ci racconta la sfida di chi crede che il teatro non sia un monumento, ma una scelta continua.
Credits
Il Lear che ci riguarda: 78 anni di Piccolo Teatro
con Gabriele Lavia e Federica Di Martino, interventi di Maurizio Porro
a cura di Davide Gasparro
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Biglietti
Categoria spettacolo Produzione
Posto unico intero € 15 | Ridotto (under 26 e over 65) € 12
Abbonamenti
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Gruppi e pubblico organizzato
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