Alessandro Serra torna ad accostarsi all’opera del Bardo: «Ne La tempesta il sovrannaturale si inchina al servizio dell’uomo – dichiara ad Antonio Moresco. Prospero è del tutto privo di trascendenza, eppure con la sua rozza magia imprigiona gli spiriti della natura, scatena la tempesta, e resuscita i morti. Ma sarà Ariel, uno spirito dell’aria, ad insegnargli la forza della compassione, e del perdono. Su quest’isola-palcoscenico tutti chiedono perdono e tutti si pentono a eccezione di Antonio e Sebastiano, non a caso gli unici immuni dalla bellezza e dallo stato di estasi che pervade gli altri. Il fatto che Prospero rinunci alla vendetta proprio quando i suoi nemici sono distesi ai suoi piedi, ecco questo è il suo vero innalzamento spirituale, il sovrannaturale arriva quando Prospero vi rinuncia, rinuncia a usarlo come arma. Ma il potere supremo, pare dirci Shakespeare, è il potere del Teatro. La tempesta è un inno al teatro fatto con il teatro, la cui forza magica risiede proprio in questa possibilità unica e irripetibile di accedere a dimensioni metafisiche attraverso la cialtroneria di una compagnia di comici che calpestano quattro assi di legno, con pochi oggetti e un mucchietto di costumi rattoppati». Ma, anche nell’estremo capolavoro di Shakespeare, il potere mantiene un posto centrale: «Quando ho cominciato a tradurre il testo, a riscriverlo in italiano, mi sono reso conto della sua impressionante forza politica che in questi giorni mi sembra ancora più attuale, perché le guerre sono sempre fratricide. Questa terra è la mia! C’ero prima io! La Palestina, l’Ucraina, il mondo intero, ogni confine, il recinto della nostra villetta a schiera… L’isola di Prospero è il mondo, uno spazio sterminato e minuscolo circondato da un Mediterraneo, ancora oggi pieno di cadaveri, che tutti vogliono conquistare, possedere e distruggere».
Durata:
105’ senza intervallo
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