«Quella di Anouilh è un’Antigone che ci parla da così vicino che quasi quasi potremmo abbracciarla. Capiamo tutto, ogni sfumatura, silenzio, respiro»: Roberto Latini porta in scena la tragedia che Jean Anouilh scrisse, nella Francia stretta nella morsa del Nazismo, ispirandosi all’omonimo lavoro di Sofocle.
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Teatro Studio Melato
Scritta nella Francia occupata – e concepita, al tempo stesso, come allegoria della Resistenza al potere e come riflessione sulle tensioni tra obbedienza e dissenso – l’Antigone di Jean Anouilh trova nuova voce nella rilettura scenica di Roberto Latini, che ne fa un dispositivo teatrale contemporaneo capace di interrogare, oggi come quando fu creata, il nodo irrisolto tra legge e coscienza, tra ragione politica e principio etico.
«Antigone è nel destino del Teatro di ogni tempo. È uno dei modelli archetipici che ci accompagnano a prescindere dalla nostra storia, cultura, religione, visione» spiega Latini, che qui è anche interprete del ruolo della protagonista. «Penso a questo testo come a un soliloquio a più voci. Una confessione intima e segreta, nella verità vera, scomoda, incapace, parziale, che ci dice che la nostalgia del vivere è precedente a tutti noi, perché sappiamo da sempre che quel corpo insepolto siamo noi mentre siamo ancora vivi. Anche per questo, ho distribuito i ruoli in due modalità diverse e complementari. Alcuni personaggi corrispondono a se stessi, altri al proprio riflesso. Antigone e Creonte, come di fronte a uno specchio: chi è Antigone è il riflesso di Creonte e chi è Creonte è il riflesso di Antigone».
Durata: spettacolo in allestimento
Scritta nella Francia occupata – e concepita, al tempo stesso, come allegoria della Resistenza al potere e come riflessione sulle tensioni tra obbedienza e dissenso – l’Antigone di Jean Anouilh trova nuova voce nella rilettura scenica di Roberto Latini, che ne fa un dispositivo teatrale contemporaneo capace di interrogare, oggi come quando fu creata, il nodo irrisolto tra legge e coscienza, tra ragione politica e principio etico.
«Antigone è nel destino del Teatro di ogni tempo. È uno dei modelli archetipici che ci accompagnano a prescindere dalla nostra storia, cultura, religione, visione» spiega Latini, che qui è anche interprete del ruolo della protagonista. «Penso a questo testo come a un soliloquio a più voci. Una confessione intima e segreta, nella verità vera, scomoda, incapace, parziale, che ci dice che la nostalgia del vivere è precedente a tutti noi, perché sappiamo da sempre che quel corpo insepolto siamo noi mentre siamo ancora vivi. Anche per questo, ho distribuito i ruoli in due modalità diverse e complementari. Alcuni personaggi corrispondono a se stessi, altri al proprio riflesso. Antigone e Creonte, come di fronte a uno specchio: chi è Antigone è il riflesso di Creonte e chi è Creonte è il riflesso di Antigone».
Durata: spettacolo in allestimento
La Locandina
Antigone
di Jean Anouilh
adattamento Roberto Latini
con (in ordine alfabetico) Silvia Battaglio, Ilaria Drago, Manuela Kustermann, Roberto Latini, Francesca Mazza
scene Gregorio Zurla
costumi Gianluca Sbicca
musica e suono Gianluca Misiti
luci e direzione tecnica Max Mugnai
regia Roberto Latini
produzione La Fabbrica dell’Attore / Teatro Vascello, Teatro di Roma – Teatro Nazionale
Per informazioni su biglietti e abbonamenti per il pubblico organizzato:
tel. 02 72333216
mail promozione.pubblico@piccoloteatromilano.it