Tra comicità e critica sociale, travestimenti e ipocondria, Tindaro Granata e Lucia Lavia sono i protagonisti dell’ultimo capolavoro di Molière nella lettura di Andrea Chiodi: caustica messa in scena di un’ossessione, ma anche intimo autoritratto di un artista di fronte ai propri fantasmi.
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Teatro Grassi
Argante, borghese tanto ricco quanto ipocondriaco, è deciso a dare la figlia in moglie a un medico, così da assicurarsi per sempre le cure in famiglia. La ragazza è però già innamorata e, per aiutarla a evitare le nozze, la scaltra domestica Tonina ha pronto un piano geniale…
Scritta nel 1673, Il malato immaginario è l’ultima commedia di Molière, interpretata dallo stesso autore che morì, pochi giorni dopo il debutto, a causa di un collasso avvenuto in scena: un intreccio di arte e vita che legherà in eterno la figura del burbero ipocondriaco a quella del suo creatore.
«“Io sono il malato!” grida Argante al fratello Beraldo e alla serva Tonina: “Io sono il malato!”. Mi sono chiesto – commenta Andrea Chiodi, che qui dirige un cast capitanato da Tindaro Granata e Lucia Lavia – se questo grido non fosse il grido disperato di un autore teatrale che, mentre scrive, si sente messo da parte, ridicolizzato dalla società, non più di moda e, nel caso di Molière, non più accettato a corte. Con questo lavoro ho cercato di mettere in scena questo grido disperato, il grido di un artista, la domanda di un artista, la domanda di chi cerca di far capire a chi parla la propria arte, il proprio teatro, fino a morirci dentro, fino a decidere di essere malato per proteggersi dalla durezza della realtà. L’abbiamo fatto con il testo integrale e fedele, con la sola aggiunta della supplica di Molière al Re.»
Durata: 2 ore senza intervallo
Argante, borghese tanto ricco quanto ipocondriaco, è deciso a dare la figlia in moglie a un medico, così da assicurarsi per sempre le cure in famiglia. La ragazza è però già innamorata e, per aiutarla a evitare le nozze, la scaltra domestica Tonina ha pronto un piano geniale…
Scritta nel 1673, Il malato immaginario è l’ultima commedia di Molière, interpretata dallo stesso autore che morì, pochi giorni dopo il debutto, a causa di un collasso avvenuto in scena: un intreccio di arte e vita che legherà in eterno la figura del burbero ipocondriaco a quella del suo creatore.
«“Io sono il malato!” grida Argante al fratello Beraldo e alla serva Tonina: “Io sono il malato!”. Mi sono chiesto – commenta Andrea Chiodi, che qui dirige un cast capitanato da Tindaro Granata e Lucia Lavia – se questo grido non fosse il grido disperato di un autore teatrale che, mentre scrive, si sente messo da parte, ridicolizzato dalla società, non più di moda e, nel caso di Molière, non più accettato a corte. Con questo lavoro ho cercato di mettere in scena questo grido disperato, il grido di un artista, la domanda di un artista, la domanda di chi cerca di far capire a chi parla la propria arte, il proprio teatro, fino a morirci dentro, fino a decidere di essere malato per proteggersi dalla durezza della realtà. L’abbiamo fatto con il testo integrale e fedele, con la sola aggiunta della supplica di Molière al Re.»
Durata: 2 ore senza intervallo
La Locandina
Il malato immaginario
di Molière
adattamento e traduzione Angela Dematté
regia Andrea Chiodi
con Tindaro Granata e Lucia Lavia
e con Angelo Di Genio, Emanuele Arrigazzi, Alessia Spinelli, Nicola Ciaffoni, Emilia Tiburzi, Ottavia Sanfilippo
scene Guido Buganza
costumi Ilaria Ariemme
musiche Daniele D’Angelo
luci Cesare Agoni
consulenza ai movimenti Marta Ciappina
assistente alla regia Elisa Grilli
produzione Centro Teatrale Bresciano
in coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura, Viola Produzioni Roma
Per informazioni su biglietti e abbonamenti per il pubblico organizzato:
tel. 02 72333216
mail promozione.pubblico@piccoloteatromilano.it