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Archivio storico e biblioteca

Archivio storico e biblioteca


L’archivio storico si pone come luogo di conservazione, costruzione ed esplorazione della memoria del Piccolo Teatro di Milano.
 

Fin dalla sua fondazione, il Piccolo ha riservato particolare attenzione alla tutela del proprio patrimonio documentale. L’organizzazione e la creazione degli spettacoli e delle attività culturali è stata documentata nel susseguirsi delle stagioni teatrali fino a costituire un ampio complesso archivistico. Dal convergere di dati, testi, immagini e oggetti affiora la trama di relazioni fra artisti, operatori, spettatori e personalità politiche e istituzionali che si irradia dal contesto locale al più esteso panorama internazionale. 
 

Da qui, la volontà del teatro di promuovere la fruizione del patrimonio archivistico e bibliotecario per un ampio pubblico di appassionati, studenti, studiosi e spettatori, tenendo fede alla propria vocazione di “teatro d’arte per tutti”

L’intervento archivistico in corso mira a valorizzare il sistema produttivo nella sua complessità, dalla concezione, alla messa in scena e alle diverse forme di fruizione. Il riordino della documentazione dei diversi ambiti di attività – dalle funzioni direttive, alla produzione artistica (copioni, materiali grafici e fotografici, ordini del giorno e relazioni di palcoscenico), alle aree amministrativa e contabile, didattica, promozionale e divulgativa (fotografie, manifesti, materiali pubblicitari ed editoriali, statistiche e vendite) – si pone l’obiettivo di restituire un quadro articolato della sinergia tra i molteplici soggetti coinvolti. Accrescono il rilievo dell’archivio i fondi di significative personalità legate alla storia del Piccolo, che contribuiranno, unitamente ai vari progetti in essere, ad aprire nuove prospettive sull’attività del teatro nelle sue varie declinazioni. Un’articolata raccolta di materiali a stampa (manifesti, pubblicazioni, rassegne stampa tematiche) attesta la volontà dei fondatori di dare origine a un vero e proprio laboratorio della conoscenza e dell’informazione teatrale. 

I materiali storici in corso di riordino verranno progressivamente resi accessibili alla fruizione. È ad oggi consultabile un’ampia documentazione inerente agli spettacoli prodotti dal Piccolo, relativa alle tipologie di materiali che il centro studi ha conservato fin dai primi decenni. Tra questi si ricordano in particolare: programmi di sala, copioni, ritagli stampa, partiture musicali e, quando realizzate, riprese video degli spettacoli. Per i materiali iconografici (fotografie di scena, bozzetti, figurini, manifesti e locandine), si rimanda al catalogo del progetto Eurolab. A questi si aggiungono fascicoli e rassegne stampa tematiche relative all’attività dell’ente, ai fondatori – Paolo Grassi, Giorgio Strehler, Nina Vinchi – e a Luca Ronconi e alla vita teatrale italiana e internazionale. 

Di particolare rilievo sono le raccolte ospitate dalla biblioteca, che rende possibile uno sguardo ad ampio raggio sull’attività dell’ente e su diversi ambiti degli studi teatrali. La biblioteca conserva oltre 7.500 unità bibliografiche (testi drammaturgici, scritti di critica, storia e documentazione teatrale, ecc.) e una collezione di periodici italiani e stranieri, in molti casi di rara reperibilità. Il catalogo della biblioteca è accessibile attraverso il Polo SBNWeb 

L’archivio storico e la biblioteca sono aperti al pubblico da lunedì a venerdì, dalle 14.30 alle 18.30 (Largo Paolo Grassi 2, 20121, Milano). È possibile accedere su appuntamento, da richiedere scrivendo a archivio@piccoloteatromilano.it e indicando l’oggetto della propria ricerca. Al momento la biblioteca non effettua il servizio di prestito.


Approfondimenti


Immaginari visivi per un teatro di relazioni

Vincitore di Strategia Fotografia 2022, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, il progetto si è posto il fine di preservare e valorizzare migliaia di immagini che documentano l’evento teatrale nella sua complessità.

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Critica e racconto del teatro nella stampa periodica

Grazie al sostegno di Regione Lombardia, la nostra biblioteca mette a disposizione la sua raccolta di periodici teatrali: una collezione di circa 200 riviste, italiane e straniere: un unicum in Italia per vastità, completezza e rilievo per la storia del teatro.

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Foto © Masiar Pasquali

 

Lavora con noi

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La Fondazione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, organismo stabile di produzione del Teatro di Prosa, non ha fini di lucro e si propone di allestire con carattere stabile e continuativo spettacoli di prosa di alto livello artistico.  


La funzione di stabilità e il ruolo di rilevanza internazionale sono perseguiti dalla Fondazione con investimenti che valorizzano le proprie attività statutarie anche attraverso spettacoli di lunga tenitura nelle proprie sedi contribuendo, così, alla formazione del proprio pubblico. La Fondazione si propone inoltre di svolgere, anche in collegamento con analoghe istituzioni italiane, europee e internazionali, compiti di promozione del teatro nazionale d'arte e di tradizione sul piano europeo e internazionale e di valorizzazione del repertorio italiano contemporaneo in relazione alla funzione di Teatro d’Europa secondo il dettato dell’art. 48 bis del D.M. 1° luglio 2014 integrato con D.M. 5 novembre 2014 e D.M. 3 febbraio 2016. 
Scopri di più su finalità e scopi della Fondazione nello Statuto
 

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COME MANDARE IL TUO CV
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DUE ADDETTE / ADDETTI REPARTO ELETTRICISTI DI MANUTENZIONE

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Immagine dallo spettacolo Prima di Pascal Rambert. Foto © Masiar Pasquali

 

Il tuo evento al Piccolo

Il tuo evento al Piccolo

Avete mai pensato a un teatro come alla sede ideale per il vostro evento o la vostra manifestazione?
In questo modo regalerete alla vostra iniziativa un’atmosfera assolutamente originale e indimenticabile, in una cornice carica di storia, di pregio e di prestigio culturale. E saprete anche di aver sostenuto la programmazione e la vita della nostra istituzione.
Dal 1998, il Piccolo Teatro mette a disposizione le sue sale per organizzare eventi, convegni, presentazioni, incontri, convention, seminari, sfilate di moda, proiezioni.


GLI SPAZI
Quattro i teatri disponibili – oltre ad altri spazi presenti all’interno degli edifici – che offrono l’opportunità di scegliere la sede più adatta, sia dal punto di vista degli spazi, sia dal punto di vista dell’accoglienza, cornice ideale dell’evento organizzato.

Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Il Teatro Strehler, 968 posti tra platea e balconata, due ampi foyer (uno di platea e uno di balconata) dove ricevere il pubblico all’arrivo, organizzare l’accoglienza e il servizio guardaroba, ospitare il catering.
Il Teatro Grassi, 488 posti tra platea e balconata, un foyer per ricevere gli ospiti, organizzare l’accoglienza e il servizio guardaroba, ospitare il catering. Inoltre in via Rovello potete organizzare il vostro evento nel meraviglioso Chiostro rinascimentale, dove è possibile tenere conferenze, proiettare video e usufruire di un ottimo servizio bar/caffetteria in grado di realizzare anche un catering su misura alle vostre esigenze.
Il Teatro Studio Melato, a pianta circolare, circa 368 posti, un foyer per ricevere gli ospiti, organizzare l’accoglienza e il servizio guardaroba, ospitare il catering.
Scatola Magica, un teatro nel teatro, uno spazio che “per magia” sorge nel foyer del Teatro Strehler. 90 posti inseriti nella suggestiva cornice di scenografie di spettacoli strehleriani.
Sale Prova, ben cinque sale prova da visionare, per i vostri meeting e la preparazione del Vostro evento.


I SERVIZI
Oltre a mettervi a disposizione le sale, il Piccolo Teatro è in grado di offrire, grazie alla presenza di personale qualificato, un’assistenza tecnica di altissimo livello per l’allestimento (audio, video, luci e scenotecnica).
I tecnici del Piccolo sono a disposizione anche per fornire un servizio di consulenza, per realizzare l’allestimento ideale che possa rendere unico e indimenticabile il vostro evento.
I laboratori di scenografia sono inoltre disponibili per lo studio, la realizzazione e il montaggio di scenografie personalizzate.
A supporto degli eventi culturali e congressuali, si possono richiedere i servizi di: videoproiezione, traduzione simultanea, catering personalizzato e altro ancora.


LE OPPORTUNITA'
Il laboratorio di Sartoria è in grado di realizzare costumi di grande pregio partendo dai vostri bozzetti. Inoltre il Piccolo Teatro offre un servizio di noleggio dei costumi realizzati per i propri spettacoli: una produzione artigianale, eseguita con tessuti di pregio e curata nei minimi dettagli. Costumi che hanno reso unici ed indimenticabili gli spettacoli del Piccolo Teatro nel mondo.
Il laboratorio di Costruzioni e Scenografia è a disposizione per la realizzazione delle vostre scene per attività commerciali o artistiche o per il noleggio di scene e attrezzeria.


Per maggiori informazioni e per visionare gli spazi vi preghiamo di contattare:

Direzione di Produzione e Organizzazione Piccolo Teatro Milano
Teatro Strehler - Teatro Grassi – Teatro Studio
Andrea Barbato 02/72.333.262
e-mail barbatoa@piccoloteatromilano.it

Stefano Massini

Stefano Massini

Stefano Massini nasce a Firenze nel 1975. Laureato in Lettere Antiche all’Università di Firenze, si avvicina al teatro come aiuto regista per il Maggio Musicale Fiorentino e nel 2000 diventa assistente ospite di Luca Ronconi al Piccolo. Nel 2005 decolla la sua attività di drammaturgo: Massini vince all'unanimità con L’odore assordante del bianco il Premio Pier Vittorio Tondelli, massimo riconoscimento per la scrittura teatrale in Italia. 

Tradotto e rappresentato in oltre 30 paesi in tutto il mondo, Stefano Massini si è qualificato negli anni come un rabdomante di storie narrate in tutte le forme possibili, come accade nelle sue opere teatrali, nei seguitissimi interventi televisivi del programma “Piazzapulita” su La7 o “Ricomincio da Rai 3”, la trasmissione tv in prima serata dedicata allo spettacolo dal vivo e nelle colonne di “la Repubblica”, nei romanzi, nei saggi. I suoi testi sono stati portati in scena da registi come Luca Ronconi e il premio Oscar Sam Mendes. Massini collabora con alcune delle più importanti case di produzione cinematografica in Italia, fra cui Cattleya, Fandango e RaiCinema.

Nel 2014 Einaudi pubblica nella collana teatro il testo Lehman Trilogy con prefazione di Luca Ronconi. La casa editrice P. Lauke di Amburgo inizia a tradurre i testi di Massini in tedesco, e di lì a breve i maggiori teatri della Germania preparano i primi allestimenti: Lehman Trilogy debutta prima a Dresda, poi a Colonia (per la regia Stephan Bachmann), quindi a Hannover, Linz, Monaco, mentre Donna non rieducabile va in scena a Oldenburg e Credoinunsolodio a Colonia.

Nel 2015 Massini è chiamato da Sergio Escobar come consulente artistico del Piccolo. Nello stesso anno Lehman Trilogy è prodotta dal Piccolo per la regia di Luca Ronconi: fra gli interpreti Fabrizio Gifuni, Massimo Popolizio, Massimo De Francovich e Paolo Pierobon. Lo spettacolo vince cinque Premi Ubu, tra cui quello per il miglior testo, oltre al Premio Maschere del Teatro (Teatro Mercadante, Napoli) come miglior testo e spettacolo dell’anno.

Massini è chiamato come scrittore a far parte della casa editrice Mondadori, per la quale pubblica il romanzo Qualcosa sui Lehman (2016), versione integrale da cui fu tratta la drammaturgia, uno dei romanzi più acclamati degli ultimi anni (premio Selezione Campiello, Premio SuperMondello, Premio De Sica, Prix Médicis Essai, Prix Meilleur Livre Étranger). Nell’autunno 2015 Lluís Pasqual dirige al Lliure di Barcellona le versioni catalane di Donna non rieducabile e Credoinunsolodio, testo che di lì a poco debutta anche per il Piccolo a cura di Manuela Mandracchia, Sandra Toffolatti, Mariangela Torres.

Ancora nel 2016 la versione tedesca di Lehman Trilogy viene allestita contemporaneamente da sei teatri pubblici (Monaco, Dresda, Colonia, Linz, Lucerna, Hannover). Il Rideau di Bruxelles ne produce la versione belga con la regia di Lorent Wanson, vincendo il premio della critica teatrale come spettacolo dell’anno. Una grande accoglienza di pubblico e critica è riservata anche alla versione spagnola prodotta dal Grec di Barcellona con la regia di R. Romei.

Nel 2017 esce il secondo romanzo per Mondadori, L’interpretatore dei sogni, dal quale è tratto un altro importante spettacolo teatrale, diretto da Federico Tiezzi e in scena al Piccolo da gennaio 2018.

Gli ultimi libri di Massini sono Dizionario inesistente (Mondadori, 2018), Ladies Football Club (Mondadori, 2019), Eichmann. Dove inizia la notte (Fandango, 2020), Manuale di sopravvivenza. Messaggi in bottiglia d’inizio millennio (Il Mulino, 2021).

Luca Ronconi

Luca Ronconi

Luca Ronconi nasce nel 1933 a Susa, in Tunisia. Diplomatosi ventenne all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma, inizia a recitare come attore protagonista in spettacoli diretti da Luigi Squarzina, Orazio Costa e Michelangelo Antonioni. A partire dal 1963 compie le sue prime esperienze registiche all’interno della compagnia di Corrado Pani e Gian Maria Volonté. Nel 1966 realizza I lunatici di Thomas Middleton e William Rowley e viene acclamato dalla critica come uno degli esponenti di punta dell’avanguardia teatrale italiana.

Lo spettacolo che lo consacra alla fama internazionale è Orlando Furioso (1969) di Ludovico Ariosto, nella riduzione elaborata da Edoardo Sanguineti, un evento teatrale straordinario che vive una fortunatissima tournée italiana e riscuote successo a livello mondiale. 

Dirige la Sezione Teatro alla Biennale di Venezia dal 1975 al 1977 e nello stesso anno fonda il Laboratorio di progettazione teatrale di Prato. Negli anni ’70 Ronconi mette in scena spettacoli memorabili, tra i quali XX da Rodolfo Wilcock (1971), Orestea di Eschilo (1972) e Utopia da Aristofane (1976) e, per il Laboratorio di Prato, Baccanti di Euripide (1977) e La torre di Hugo von Hofmannsthal (1978). Fondamentali tappe del suo percorso di ricerca sono inoltre Ignorabimus di Arno Holz (1986), Dialoghi delle carmelitane di Georges Bernanos (1988) e Tre sorelle di Anton Čechov (1989).

Dal 1989 al 1994 è direttore del Teatro Stabile di Torino dove nel 1992 fonda la Scuola per attori e dirige, tra gli altri, Gli ultimi giorni dell’umanità di Karl Kraus (1990), allestito nel grande ambiente della sala-macchine del Lingotto di Torino, evento assoluto della stagione.

Nel 1994 è nominato direttore del Teatro di Roma per il quale mette in scena spettacoli di grande impegno come Re Lear di William Shakespeare e Verso Peer Gynt da Henrik Ibsen (1995), Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda (1996) e I fratelli Karamazov da Fëdor Dostoevskij (1998).

Dal 1999 è consulente del Direttore del Piccolo e ne assume la direzione della Scuola di Teatro. In particolare, nel suo itinerario di ricerca, Luca Ronconi ha proposto al Piccolo classici quali Aristofane (Rane), Calderón de la Barca (La vita è sogno), Eschilo (Prometeo incatenato), Euripide (Baccanti), William Shakespeare (Sogno di una notte di mezza estate, Il mercante di Venezia), alternati ad autori meno frequentati in teatro (Arthur Schnitzler, Professor Bernhardi) o contemporanei (Jean-Luc Lagarce, Giusto la fine del mondo; Edward Bond, La compagnia degli uomini; Rafael Spregelburd, La modestia, Il panico; Michel Garneau, Celestina laggiù vicino alle concerie in riva al fiume, da Fernando de Rojas), accanto alle versioni per la scena di celebri romanzi (su tutti Lolita di Vladimir Nabokov). Autentico esperimento teatrale è stato lo spettacolo tratto dai cinque scenari sull’infinito (Infinities) del matematico inglese John D. Barrow, allestito in un magazzino di scenografie alla periferia di Milano nella stagione 2001-2002. La sua ultima regia è stata Lehman Trilogy di Stefano Massini (2015), consulente artistico del Piccolo dal 2015 al 2020. 

Nella cornice del Teatro Greco di Siracusa allestisce nel 2002 la trilogia Prometeo incatenato (Eschilo), Baccanti (Euripide), Rane (Aristofane), rappresentata poi anche al Teatro Strehler a Milano. Nel 2006 è invitato a dirigere cinque spettacoli in occasione delle Olimpiadi invernali, tra cui Biblioetica, Dizionario per l’uso di Corbellini, Donghi e Massarenti (co-diretto con Claudio Longhi).  

Come regista lirico, alla frequentazione dei “classici” dell’opera italiana ed europea, Ronconi accompagna un interessante lavoro di studio sui territori meno battuti del teatro musicale, come la grande stagione del barocco italiano o la produzione operistica contemporanea. Incontro particolarmente felice è quello con la drammaturgia musicale rossiniana.

Ronconi lavora anche curatore e allestitore di mostre d’arte, tra le quali “Anton Van Dyck – Riflessi italiani” (Palazzo Reale, Milano, 2004), “Cina. Nascita di un Impero” (Scuderie del Quirinale, Roma, 2006) e “La bella Italia. Arte e identità delle città capitali” (Venaria Reale, Torino, 2011).

Tra i numerosi premi e riconoscimenti, vanno ricordati il VI Premio Europa per il Teatro di Taormina Arte (1998) e i Premi Ubu come migliore spettacolo per “Progetto sogno” (2000), Lolita (2001), Infinities (2002), Professor Bernhardi (2005), “Progetto Domani” (2006). Più recentemente, gli è stato assegnato il Premio Nazionale della Critica per il “Progetto Lagarce” e il Premio ETI come migliore spettacolo per Sogno di una notte di mezza estate. Nel 2008 gli è stato conferito dall’Accademia Nazionale dei Lincei il Premio “Antonio Feltrinelli” per la Regia teatrale. Ha ricevuto lauree honoris causa dalle Università di Bologna (1999), Perugia (2003), Urbino (2006) e Venezia (2012). Ha ricevuto il Leone d’Oro alla carriera nella Biennale Teatro di Venezia (2012).

Luca Ronconi muore a Milano nel 2015.

Sergio Escobar

Sergio Escobar

Sergio Escobar nasce a Milano nel 1950. Si è laureato con lode in Filosofia della Scienza con Ludovico Geymonat all’Università Statale di Milano. Assistente universitario, ha collaborato con Ruggero Romano alla “Storia d’Italia” pubblicata da Einaudi. Dal 1979 lavora al Teatro alla Scala come assistente del Sovrintendente, con deleghe – tra le altre – al coordinamento delle Direzioni, all’attività internazionale e all’introduzione dei nuovi media nel mondo della produzione musicale. Insieme al direttore d’orchestra Claudio Abbado fonda la Filarmonica della Scala.

Tra il 1990 e il 1998 è Sovrintendente al Teatro Comunale di Bologna, al Teatro Carlo Felice di Genova e al Teatro dell’Opera di Roma, e collabora con i più importanti artisti e istituzioni di produzione musicale italiane e internazionali. Dal 1998 al 2020 Sergio Escobar è Direttore del Piccolo, dove contribuisce a dare un forte impulso ai rapporti internazionali.

È autore di varie pubblicazioni di Storia della Scienza ed Economia dello Spettacolo e docente a numerosi master in prestigiosi atenei, tra i quali il MIT-Massachusetts Institute of Technology di Boston, la Showa University di Tokyo, l’Università Bocconi, l’Università Cattolica, l’Università Statale e il Politecnico di Milano.

Sergio Escobar è membro dell’International Advisory Committee del Master of Management in International Arts Management HEC Montréal, SMU Dallas; del CDA dell’Unione dei Teatri d’Europa, di cui il Piccolo è stato Socio Fondatore; di Aspen Institute Italia; del Comitato Scientifico per i Dialoghi di Vita Buona dell’Arcivescovado di Milano; dell’Advisory Board della Presidenza di Assolombarda. È stato nominato Grand’Ufficiale al merito della Repubblica Italiana per l’attività svolta nel teatro e ha ricevuto la Medaglia Puškin dell’Ordine al merito della Federazione Russa per la cultura.

Nina Vinchi Grassi

Nina Vinchi Grassi

Nina Vinchi Grassi nasce a Milano nel 1911 da una famiglia di origini bergamasche. La “signora del Piccolo” ricopre un ruolo fondamentale per la vita del teatro, assumendone fino al 1993 il peso dell’organizzazione produttiva e amministrativa. Nina Vinchi Grassi dedica una vita a quel Teatro che il marito Paolo Grassi fonda nel 1947 insieme a Giorgio Strehler, cercando sempre di coniugare le ragioni dell’arte a quelle di una corretta gestione finanziaria. Nina Vinchi ha sempre preferito ricoprire un ruolo defilato, dietro le quinte, lasciando a Grassi e a Strehler le luci della ribalta, condividendone sempre le scelte da preziosa e ascoltata consigliera, garanzia di equilibrio e professionalità.

Molti sono i premi e le onorificenze che Nina Vinchi Grassi ha avuto nella sua vita: la medaglia d’argento della Città di Milano (1963); il Premio Renato Simoni di fedeltà al Teatro (1975), la nomina di Grand’Ufficiale al Merito della Repubblica (1981); la Targa Mario Bonfantini per meriti culturali e artistici (1982); l’onorificenza francese di Officier des Arts et des Lettres (1985); la medaglia d’oro del premio della riconoscenza assegnato dalla Provincia di Milano (1987); il Premio Maratea per una vita nel teatro (1994).

Nina Vinchi Grassi è scomparsa nel 2009. A lei è dedicato il chiostro rinascimentale attiguo al Teatro Grassi.

Paolo Grassi

Paolo Grassi

Paolo Grassi nasce a Milano nel 1919 da una famiglia pugliese originaria di Martina Franca (Taranto). Animato fin da giovanissimo da una profonda passione per il teatro, a soli diciotto anni è già “vice critico” del “Sole” di Milano e collabora con diverse riviste giovanili. Nel 1937 inizia a lavorare come regista teatrale con l’allestimento dello spettacolo Bertoldissimo. Trasferitosi al seguito della “Compagnia della Commedia” diretta da Gian Maria Cominetti, sviluppa doti di critico, saggista e operatore teatrale. Nel 1940 è l’organizzatore della compagnia Ninchi-Dori-Tumiati, con la quale porta sulle scene italiane La cena delle beffe di Sem Benelli. L’anno successivo fonda il gruppo d’avanguardia “Palcoscenico” – di cui fanno parte, come attori, Giorgio StrehlerMario Feliciani e Franco Parenti – con i quali rappresenta molti autori contemporanei, da Rebora a Treccani, da Pirandello a O’Neill, a Čechov, puntando a una radicale innovazione della drammaturgia.

Nel dicembre del 1941 Paolo Grassi è chiamato alle armi e torna a occuparsi di teatro e cultura solo nel 1944 dirigendo le collane teatrali delle case editrici Rosa & Ballo e Poligono, dopo aver partecipato alla Resistenza nei ranghi della militanza socialista. Dalla Liberazione fino al marzo del 1947, Grassi è critico teatrale e redattore dell’“Avanti!”, esperienza attraverso la quale matura la convinzione di creare un teatro stabile a gestione pubblica.

Nel 1947 fonda e dirige al fianco di Giorgio Strehler il Piccolo Teatro, il primo teatro stabile ed ente comunale di prosa in Italia, inaugurato il 14 maggio con la messa in scena dell’Albergo dei poveri di Maksim Gorkij: è la nascita non di un semplice teatro, ma di un organismo che crede all’impegno sociale, alla coscienza etica, alla maturità civile del fare spettacolo, un “Teatro d’Arte per Tutti”.

Paolo Grassi rimane alla direzione del Piccolo per venticinque anni fino al maggio 1972, senza trascurare la produzione editoriale, come la direzione della “Collezione di teatro” con Gerardo Guerrieri per Einaudi e il costante lavoro sulla collana “Documenti di teatro” dell’editore Cappelli con Giorgio Guazzotti. Nel dopoguerra Grassi coglie e si fa interprete dell’esigenza di un radicale rinnovamento delle strutture teatrali nazionali, sostenendo la creazione di Teatri municipali intesi come servizio pubblico, con un repertorio di alto livello culturale, la cui funzione principale sia quella di avvicinare al teatro anche i ceti più popolari.

Il primo obiettivo di Grassi è quello di sviluppare un processo di adeguamento della cultura e del teatro italiano in ottica europea. Sensibile alle esigenze della città di Milano, nel 1958 contribuisce alla riapertura del Teatro Gerolamo promuovendovi una scena sperimentale. Oltre agli spettacoli prodotti nella storica sala di via Rovello, Grassi riapre il Teatro Lirico ai grandi spettacoli di prosa, inventa la rassegna internazionale “Milano Aperta”, stimola il Comune in una impegnativa operazione di decentramento culturale con i tendoni del Teatro Quartiere.

Nel 1972 è chiamato alla sovrintendenza del Teatro alla Scala: prende così il via uno stretto lavoro di squadra con Massimo Bogianckino e Claudio Abbado, il cui impegno comune è quello di riportare l’istituzione milanese al massimo livello artistico e di riavvicinarla alla città e alla Regione Lombardia, in stretto dialogo con le forze della cultura, gli studenti e le realtà produttive. Tra le tante iniziative, Paolo Grassi è il primo sovrintendente ad allacciare rapporti culturali con l’Unione Sovietica, il Giappone e il Nord America.

Nel gennaio 1977 lascia Milano alla volta di Roma dove è Presidente della Rai-Tv per tre anni, mandato che trascorre non senza alcune polemiche dovute alla rigorosa applicazione dei suoi principi culturali. In seguito, è nominato Presidente della Rai-Corporation e Presidente del Gruppo editoriale Electa, dove riprende con grande passione l’attività editoriale.

A Paolo Grassi va riconosciuto un determinante contributo anche a molte iniziative culturali di cui è stato promotore e stimolatore: è stato Presidente della Sezione Italiana dell’ITI (Istituto Internazionale del Teatro), Presidente dei David di Donatello, Presidente onorario del Premio Dino Ciani e membro della Commissione italiana dell’UNESCO. Per i suoi meriti artistici ha ricevuto negli anni numerose onorificenze italiane e straniere: Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana; la Legion d’Onore, l’Ordine Arts et Lettres e l’Ordre National du Merite, conferitegli dal Governo francese; la Gran Croce al Merito della Repubblica Federale, conferitagli dal Governo tedesco.

Paolo Grassi muore a Londra nel 1981, nel corso di un intervento chirurgico al cuore. 

Giorgio Strehler

Giorgio Strehler

Giorgio Strehler nasce il 14 agosto 1921 a Barcola (Trieste), in una famiglia in cui si intrecciano lingue e culture: slavo il nonno, francese la nonna, di origini viennesi il padre. Rimasto orfano del padre in giovanissima età, a sette anni si trasferisce con la madre, violinista di fama, a Milano. Assistendo alla rappresentazione di Una delle ultime sere di Carnovale di Carlo Goldoni, rimane folgorato dal teatro e si iscrive all’Accademia dei Filodrammatici, dove si diploma nel 1940.

Il debutto alla regia avviene nel 1943, a Novara, con tre atti unici di Pirandello. Ostile al regime fascista, nel gennaio 1944 lascia l’Italia e si rifugia in Svizzera, dove continua a fare teatro: con una compagnia di soli uomini, nel Campo di Mürren, poi a Ginevra, dove fonda la Compagnie des Masques e firma gli spettacoli con lo pseudonimo Georges Firmy, dal cognome della nonna materna. Terminata la guerra, Strehler prosegue l’attività in una Milano ferita, eppure animata da un forte desiderio di rinascita.

Il 14 maggio 1947 il sipario si alza su L’albergo dei poveri di Maksim Gorkij, titolo che Paolo Grassi e Giorgio Strehler, con l’insostituibile Nina Vinchi, hanno scelto per inaugurare il Piccolo Teatro, la sala di via Rovello riconquistata all’arte e alla poesia dopo la guerra. Strehler stesso è in scena nel ruolo del ciabattino Alioša. Appena due mesi prima, aveva debuttato al Teatro alla Scala con La traviata di Giuseppe Verdi. E se già nel 1947 Strehler comincia a scrivere il “romanzo di Arlecchino”, l’altro dato che colpisce è l’immediata internazionalità: i suoi spettacoli vanno in scena, con successo, a Milano, in Italia e nel mondo.

Strehler predilige i classici – William Shakespeare, Anton Čechov, Carlo Goldoni, Henrik Ibsen, Georg Büchner – accanto ai contemporanei, tra cui il premio Pulitzer Thornton Wilder, Tennessee Williams, Albert Camus, Ernst Toller, senza dimenticare Luigi Pirandello. Per tradurre i testi stranieri, ancora inediti in Italia, è frequente la collaborazione con scrittori, poeti, intellettuali – tra gli altri Salvatore Quasimodo, Cesare Vico Lodovici, Carlo Bo e Vittorio Sereni – a sottolineare il ruolo culturale che il Piccolo va conquistando sul campo, stagione dopo stagione.

Giorgio Strehler mette a punto la propria cifra stilistica focalizzando la sua attenzione sull’uomo, come individuo e come essere sociale, in un’indagine insieme storica e poetica. In quest’operazione, in cui si rivelano fondamentali “i testi di Čechov e il Goldoni della Trilogia della villeggiatura” (1954), decisivo è l’incontro con Bertolt Brecht: dall’Opera da tre soldi (1956), passando per Schweyk nella Seconda Guerra mondiale (1961) fino a Vita di Galileo (1963), prende forma una personale visione del teatro epico, in cui l’impegno didattico e politico si rivitalizza nel calore di un teatro profondamente umano. La riflessione scaturita dal lavoro su Brecht si riflette in molti degli allestimenti di quegli anni: dal Coriolano di Shakespeare (1957) al profondo ripensamento cui viene sottoposto l’Arlecchino servitore di due padroni (1956 e 1963), fino al recupero della drammaturgia milanese popolare con El nost Milan di Carlo Bertolazzi (1955). Le musiche sono di Fiorenzo Carpi, al fianco di Strehler fin dalla fondazione del teatro.

In parallelo all’imporsi del Piccolo come una delle più importanti realtà teatrali a livello europeo, si ha il progressivo ampliarsi del pubblico, andando a realizzare compiutamente l’idea di un Teatro d’Arte per tutti. Alla sala di via Rovello si aggiunge il vasto spazio del Teatro Lirico, ed è qui che Strehler mette in scena, a metà degli anni ‘70, tre allestimenti memorabili: Le baruffe chiozzotte di Carlo Goldoni (1964), la seconda edizione dei Giganti della montagna di Luigi Pirandello (1966) e il monumentale Gioco dei potenti, spettacolo kolossal in due giornate, che condensa le tre parti dell’Enrico VI di William Shakespeare (1965). Il 1965 è anche l’anno in cui Strehler allestisce una memorabile edizione de Il ratto dal serraglio di Mozart al Festival di Salisburgo.

Nell’inquieto clima della contestazione, gli interrogativi sul proprio ruolo di regista e sulle modalità produttive fino ad allora adottate inducono Strehler, nell’estate del 1968, ad allontanarsi da via Rovello per fondare un nuovo gruppo, Teatro e Azione, su basi cooperativistiche. Al Piccolo rimane Paolo Grassi come direttore unico. Strehler riprende la collaborazione con il Piccolo nel 1970, allestendo la Santa Giovanna dei macelli di Bertolt Brecht (nel mese di luglio al Maggio Musicale Fiorentino, in dicembre al Teatro Lirico di Milano). Il rientro in città contempla anche la messa in scena di Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi per l’inaugurazione del Teatro alla Scala il 7 dicembre 1971.

Tornato alla guida del Piccolo con un indimenticabile allestimento del Re Lear di William Shakespeare (1972), Strehler firma una serie di capolavori, divenuti pietre miliari nella storia della regia del Novecento. Testi messi in scena in passato (L’opera da tre soldi, 1973; Arlecchino servitore di due padroni, 1973 e 1977; Il giardino dei ciliegi, 1974; La tempesta, 1978; El nost Milan, 1979; L’anima buona di Sezuan, 1981) rivivono sotto una nuova luce, supportati da invenzioni di straordinaria forza poetica ed estetica, accanto ad altri titoli degli autori più frequentati (per tutti, Il campiello di Goldoni, 1975).

Parallelamente secondo una personalissima ricerca artistica, Strehler si cimenta per la prima volta con Jean Genet (Le balcon, 1976), August Strindberg (Temporale, 1980), Samuel Beckett (Giorni felici, 1982), Gotthold E. Lessing (Minna von Barnhelm, 1983), Eduardo De Filippo (La grande magia, 1985). Nel 1974 esce il volume Per un teatro umano, nel quale illustra i fondamenti della sua pratica teatrale. Come regista lirico, sempre dell’amato Mozart, porta in scena Le nozze di Figaro a Versailles (1973), in un allestimento di grande successo, poi riproposto al Teatro alla Scala nel 1981. Due le indimenticabili regie verdiane, Macbeth nel 1975 e Falstaff nel 1980.

La creazione del Théâtre de l’Europe, a Parigi, nel 1983 – embrione di quello che sarà, a partire dagli anni ‘90, l’Unione dei Teatri d’Europa – realizza il sogno di Strehler di un teatro sovranazionale, in cui culture diverse possano dialogare e arricchirsi vicendevolmente. Sempre nel corso degli anni ‘80, Strehler si dedica attivamente alla politica: dal 1983 come parlamentare europeo, nelle file del PSI, dal 1987 a Palazzo Madama, come Senatore della Sinistra Indipendente.

Con Elvira, o la passione teatrale, dalle lezioni di teatro di Louis Jouvet, s’inaugura nel 1986 il Teatro Studio, realizzato da Marco Zanuso riprogettando l’ottocentesco Teatro Fossati. È Strehler a calarsi nei panni di Jouvet – che considera uno dei suoi maestri, traducendo in scena il valore della relazione con gli attori e l’importanza della didattica teatrale. Segue, nel 1987, la creazione della Scuola di Teatro del Piccolo, la cui sede è fissata al Teatro Studio, a sottolineare lo stretto legame tra teoria e palcoscenico. Con Don Giovanni (Teatro alla Scala, 1987), dopo le Nozze, esplora la seconda delle opere della trilogia dell’amore di Mozart-Da Ponte.

Dopo una riflessione sul tema dell’identità, con il pirandelliano Come tu mi vuoi (1988), Strehler si dedica al Progetto Faust: anni di studi e approfondimento approdano a due spettacoli, Faust, frammenti parte prima (1989) e Faust, frammenti parte seconda (1991). Nel ruolo del protagonista, il Maestro dà vita a una profonda meditazione sul senso dell’esistenza umana. La terza edizione dei Giganti della montagna (1994), le riletture con cui Strehler celebra il Bicentenario goldoniano (ArlecchinoLe baruffe chiozzotte e Il campiello), il progetto di uno spettacolo dai Mémoires, splendida autobiografia del drammaturgo veneziano e sintesi di una vita dedicata al teatro, si offrono come una profonda testimonianza, artistica e umana; la grazia del gioco teatrale dell’Isola degli schiavi di Marivaux (1994) suggerisce un ottimistico cammino di conoscenza.

A pochi mesi dai festeggiamenti per il 50° della fondazione del Piccolo, Strehler si appresta a una nuova avventura, il Così fan tutte di Mozart, per inaugurare il teatro di Largo Greppi, nuova sede del Piccolo, finalmente ultimato. Strehler concepisce la messinscena come la conclusione del suo progetto sulla trilogia dell’amore di Mozart e Da Ponte: dopo Le nozze di Figaro sulla variabilità dei sentimenti e Don Giovanni sulla tragicità delle passioni, Così fan tutte è una riflessione sulla pietosa bugia dell’amore. La morte, che lo coglie la notte di Natale del 1997, non gli consente di assistere a questo ennesimo debutto, che risuonerà come un ultimo, commovente saluto.

La storia del Piccolo

La storia del Piccolo


Primo Stabile pubblico in Italia, il Piccolo Teatro di Milano è stato fondato il 14 maggio 1947 da Giorgio Strehler e Paolo Grassi con Nina Vinchi, nell’intento di dare vita a un Teatro inteso come servizio pubblico: un’istituzione artistico-culturale necessaria, dunque, come risposta a un bisogno collettivo, e, quindi, a beneficio di tutta la cittadinanza.


“Teatro d’Arte per Tutti” è il motto, nonché il principio identitario, che accompagna il Piccolo Teatro dalla sua nascita e che ne è tuttora stella polare, riassumendone la missione: portare in scena spettacoli di qualità indirizzati al pubblico più ampio possibile.


Sostenuto dallo Stato e dagli enti locali – in primo luogo dal Comune di Milano e da Regione Lombardia – il Piccolo opera oggi su tre sale: la sede storica di via Rovello, ribattezzata Teatro Grassi, è situata all’interno di Palazzo Carmagnola e comprende dal 2009 – grazie a un progetto di restauro che lo ha restituito alla città – anche un magnifico Chiostro rinascimentale intitolato a Nina Vinchi; il Teatro Strehler è la sede principale, progettata da Marco Zanuso e inaugurata nel gennaio 1998 sulle note del Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart, ultima messinscena del grande regista; il Teatro Studio Melato è lo spazio idealmente destinato alla ricerca e alla pedagogia, dal 2014 dedicato all’attrice Mariangela Melato e ricavato dall’ottocentesco Teatro Fossati, riaperto al pubblico nel 1986. Nello stesso edificio si trova anche la Scuola di Teatro “Luca Ronconi”, fondata da Giorgio Strehler nel 1987. Per realizzare la propria operatività, il Piccolo si è dotato negli anni anche di un laboratorio di scenografia e di una sartoria. 

In settantasette anni di attività, il Piccolo Teatro ha prodotto più di 400 spettacoli – molti dei quali diretti da Giorgio Strehler – mettendo in scena opere di autori classici e contemporanei, attraverso importanti allestimenti, entrati a far parte della Storia del teatro mondiale. Limitandosi alle regie strehleriane, si possono ricordare: William Shakespeare (Re Lear e La Tempesta), Carlo Goldoni (Arlecchino servitore di due padroni, Le baruffe chiozzotte, Il campiello), Anton Čechov (Il giardino dei ciliegi), Bertolt Brecht (L’opera da tre soldi, Vita di Galileo, L’anima buona di Sezuan) e Samuel Beckett (Giorni felici).

Dal 1991 il Piccolo Teatro è anche “Teatro d’Europa”, come riconfermato dall’articolo 47 del DM n. 332 del 27 luglio 2017 e successive modifiche. Dopo essere stata fortemente patrocinata da Strehler, la visione aperta e il desiderio di affermarsi in un orizzonte teatrale internazionale hanno trovato conferma e rilancio sotto la direzione di Sergio Escobar – direttore della Fondazione dal 1998 fino al luglio 2020 – e di Luca Ronconi (consulente artistico e direttore della Scuola di Teatro sempre dalla fine degli anni Novanta fino al febbraio 2015).

Durante i suoi anni milanesi, Ronconi è stato autore di alcuni straordinari capolavori del teatro agli albori del nuovo millennio, capaci – tra i moltissimi meriti – di esaltare la portata interdisciplinare del linguaggio teatrale. È il caso di Infinities del matematico inglese John D. Barrow, letterale esperimento scenico allestito all’interno degli ex-laboratori scaligeri della Bovisa nella stagione 2001/02, o di Lehman Trilogy (2015), epopea in forma di ballata sulle derive del capitalismo occidentale, ultima regia del maestro, tratta dall’opera di Stefano Massini – chiamato di lì a poco a raccoglierne l’eredità di consulente artistico tra il 2015 e il 2020.

Grazie a loro e all’impegno di tutte le artiste e gli artisti, delle lavoratrici, dei lavoratori e delle maestranze che hanno preso parte alla sua storia, il Piccolo è oggi polo culturale cittadino ed europeo, sui cui palcoscenici si alternano spettacoli di prosa e danza, rassegne e festival, tavole rotonde e incontri di approfondimento culturale.

Dal dicembre 2020 la direzione del Piccolo è stata affidata a Claudio Longhi. Sotto la sua guida, insieme alla consueta ricca programmazione di produzioni e ospitalità, la politica culturale del Teatro si è caratterizzata per il sostegno alla drammaturgia contemporanea, la promozione di giovani artisti, l’internazionalizzazione e lo sviluppo di reti e progettualità europee. 

In particolare, a partire dalla stagione 2021/22, il Piccolo è diventato – come nella volontà dei suoi fondatori – vera e propria “casa” di artisti. È stata infatti avviata la collaborazione con quindici Artiste e Artisti Associati, italiani e internazionali, nella convinzione che il teatro non si esaurisca nella sola produzione di spettacoli, ma debba favorire percorsi di scambio, ideazione e cooperazione, dando agli spettatori l’opportunità di confrontarsi con i processi e non solo con i singoli eventi spettacolari. 

Sempre durante la stagione 2021/22, in occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita di Giorgio Strehler, ha preso vita il Festival Presente indicativo, grande manifestazione di teatro internazionale che, nell’edizione del maggio 2022 – per Giorgio Strehler (paesaggi teatrali) – ha visto la partecipazione di 21 compagnie/ensemble, impegnati in 25 spettacoli, nelle sale del Piccolo e in tutta la città, per un totale di oltre 70 ore di teatro. Nel maggio del 2024 è stata presentata la seconda edizione del Festival: Milano Porta Europa, caleidoscopico affondo sui mille volti dell’Europa di oggi, delle sue contraddizioni, delle sue speranze e delle sue possibilità.

Prioritaria, infine, è l’attenzione che, nelle sue varie attività, il Teatro dedica al dialogo con il territorio e al tema della sostenibilità, letta nella sua accezione più ampia e inclusiva di relazione tra ambiente, economia e società.

Nel dicembre 2024, nel solco del primitivo impianto diarchico della direzione del Piccolo Teatro, ha preso avvio un nuovo assetto di governance della Fondazione. Il Consiglio di Amministrazione dell’ente ha infatti votato all’unanimità il rinnovo del mandato al Direttore Claudio Longhi, che nell’alveo della direzione artistica del teatro ha assunto anche la direzione della Scuola di Teatro “Luca Ronconi”, e la nomina di Lanfranco Li Cauli a Direttore Generale, delegato alle funzioni tecnico-amministrative.

Per dare impulso alla vocazione pedagogica dei Maestri, il Piccolo Teatro si è inoltre dotato di un master di specializzazione per attori, Preside Andrea Chiodi. Un ritorno alla tradizione, quindi, per progettare il futuro e, in assoluto spirito di servizio verso l’Istituzione e la comunità, continuare ad operare per rendere grande nel mondo il Piccolo Teatro.
 

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